…oggi posso leggere le lettere di Manzoni o di Gramsci, che le hanno scritte su carta, ma non quelle dei pionieri dell’informatica, posso leggere il discorso mai letto della morte dei primi uomini sulla Luna, ma non molti dei pensieri di Aaron Swartz, riversati in rete, eppure per la massima parte scomparsi.

@eticadigitale

«in futuro, forse poche email di valore sopravviveranno, e solo se ne avremo cura, ma tutte le parole ed i pensieri riversati nei social saranno persi per sempre. Usciranno dall’Infosfera della Cultura e finiranno in quella parte della Matrice più oscura, dove solo l’industria e la finanza potranno usarle, per poi gettarle via senza farsi domande non appena diventeranno voce passiva di un bilancio trimestrale»

Su Medium è disponibile il post completo di @calamarim

  • Michele@libranet.de
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    2 years ago

    @informapirata @calamarim Mah… a mio avviso l’anomalia è proprio il rendere pubbliche cose scritte nella riservatezza della comunicazione uno-a-uno. Se scrivo qualcosa in privato è implicito che mi aspetti che resti privato; Ed il suo renderlo pubblico -anche postumo- è un tradimento della fiducia su cui si regge la comunicazione privata.

    • informapirata@poliverso.orgOP
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      2 years ago

      @mhl non è proprio così… se avessimo divuto seguire questo principio, oggi non possederemmo più le lettere di Cicerone ad Attico, l’Eneide di Virgilio e i romanzi maggiori di Kafka… 🙁

      @calamarim

    • Marco A. L. Calamari@mastodon.uno
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      2 years ago

      @mhl @informapirata
      Si, è vero, ma c’è un punto in cui (alcuni) documenti privati acquisiscono il valore di documenti storici. Se i documenti privati scompaiono prima, ci perdiamo tutti. Un diritto all’oblio che funzioni al contrario, insomma.

  • Fabio Tavano@defcon.social
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    2 years ago

    @informapirata @calamarim @eticadigitale vogliamo davvero che le puttanate scritte dal 99% dei denizens (me incluso) sopravvivano per l’eternità e siano a disposizione di tutti?! Ci ripenserei. Per fortuna Aaron ha lasciato anche qualche pagina di blog così come hanno fatto i suoi amici e estimatori, mi pare sufficiente ad avere un’idea precisa di quanto sia stato geniale è fondamentalmente buono. Lasciamo il mondo come si trova che è gia su una brutta china

  • Mari0@feddit.it
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    2 years ago

    Scrivere in una chat può avere un senso, nei limiti strutturali di questo strumento.

    Purtroppo oggi le chat sono diventate specie dominante nell’universo digitale, la mail è roba da vecchi, forum e newsgroups sono archeologia. Tutto viaggia sulle chat (per i giovani) e sui social (per i cinquantenni o giù di lì). Il trionfo dell’effimero e dello scrolling, il pensiero fatuo dominante, l’impressione del pensiero concentrato in poche parole sulle quali non ci si sofferma mai per srollare avanti. Considero questa bulimia dello scrolling come una droga pesante, bisogna imparare a starne alla larga.

    La frammentazione del pensiero ha come effetto deleterio l’incapacità a soffermarsi, le persone sono disabituate al pensiero, prevalgono l’emozione, il like, la condivisione. Probabilmente è una forma di consumismo dell’informazione, portato del pensiero mainstream neoliberista che vuole esseri consumatori e non pensanti.

    Gli insegnanti denunciano una difficoltà degli alunni a concentrarsi, ad affrontare la lettura di un libro che richiede allenamento. Trascorrere ore leggendo un libro costa fatica, servono allenamento e disciplina. Oggi il mondo va in tutt’altra direzione.

    Ne risente anche la qualità dei rapporti interpersonali, si è sempre teoricamente vicini ma in realtà profondamente distanti. A volte si discute e litiga in chat scrivendo la replica ad un messaggio senza aver letto quello che ha scritto l’interlocutore, esattamente il contrario dell’empatia e della comprensione.

    Cosa resterà di tutto questo scrivere nelle chat e sui social ? Nulla, il deserto, non solo digitale però …