“il problema più grande che dobbiamo affrontare è l’adesione relativamente frammentaria all’azione di sciopero” Le riflessioni di Jonathan Hopkin valgono solo per lo sciopero degli accademici in UK?
@lavoro
I lavoratori della conoscenza costituiscono una piccola porzione del mondo del lavoro, ma le criticità che stanno affrontando le loro rivendicazioni sindacali possono essere un modello di studio interessante per tutti i lavoratori del futuro.
https://hopkin.substack.com/p/exit-voice-and-the-university
@macfranc @lavoro Beh non mi pare che come categoria si siano mobilitati molto quando le criticità riguardavano altri…
@zerouno se ti riferisci per caso alle proteste contro la certificazione covid, quando il mondo accademico ha preso le distanze dai movimenti fascisti violenti e negazionisti novax e antiscienza, allora non è strano che quelle componenti mefitiche abbiano creato un ambiente incompatibile con la maggior parte degli universitari che sono pur sempre persone che hanno studiato almeno vent’anni
@macfranc @lavoro
@informapirata @macfranc @lavoro Direi proprio di no. Mi riferivo a tutt’altro. Hai mai visto il mondo accademico impegnarsi per il salario minimo? Per la trasparenza degli incarichi universitari? Per l’apertura delle professioni? Per l’abolizione degli ordini professionali? Io no… (a parte qualche frase di circostanza).
@zerouno ma questo è proprio il punto affrontato dall’autore citato all’inizio. Il mondo accademico è strutturalmente impreparato alle mobilitazioni. Tuttavia, il cambiamento che ormai sta investendo anche i lavoratori della conoscenza, lista sensibilizzando sempre di più sulle tematiche sociali e sull’opportunità di fare gruppo, di creare massa critica
@macfranc @lavoro
@informapirata @macfranc @lavoro Si, questo è chiaro. Ma resta un ragionamento corporativo. Una chiamata alla mobilitazione non per migliorare la società nel suo insieme ma per proteggere la propria categoria ora che si vede messa in discussione.
@zerouno le proteste sindacali sono e devono sempre essere finalizzate al miglioramento delle condizioni di lavoro. Solo nel momento in cui Questo obiettivo viene raggiunto, allora è possibile che un organizzazione sindacale possa supportare altri tipi di battaglie dal carattere più ampio. Ma la priorità è il lavoro, ossia tutelare le proprie condizioni economiche e contrattuali
@macfranc @lavoro
@informapirata @macfranc @lavoro La vedo un po’ limitata come posizione. Voglio dire, aver accettato silenziosamente lo svilimento del lavoro altrui (manuale o intellettuale che fosse) pensando di essere insostituibili è parte di un percorso che ci ha portato fin qui. Se non hai sentito come un problema la svalutazione ad esempio del lavoro giornalistico, ora diventa difficile sostenere che invece le professioni accademiche vadano tutelate in maniera differente.
@zerouno veramente, allo svilimento del Lavoro giornalistico, avrebbero dovuto pensarci i giornalisti, non certo Gli Universitari. Ma una accorta strategia mirata a tutelare i più anziani a scapito dei giovani, ha fatto sì che tutti gli organismi di rappresentanza si disinteressassero delle nuove leve del settore
@macfranc @lavoro
@informapirata @macfranc @lavoro Che è poi esattamente lo stesso problema del mondo accademico…