Nonostante il relativo successo di Mastodon, la sua crescita ha portato alla luce complicazioni uniche nella gestione decentralizzata. La moderazione dei contenuti è stato un problema cronico per le piattaforme di social media tradizionali, nonostante le loro strutture di controllo centralizzate e onnipotenti. La struttura federata di Mastodon adotta un approccio alla moderazione più svincolato: se qualcuno ha le competenze tecniche per creare un’istanza, può gestirla come vuole e gli utenti possono decidere se aderire o meno in base a queste regole.
La questione se i consumatori mainstream saliranno mai a bordo è in sospeso. Tuttavia, le piattaforme di social media decentralizzate rappresentano un quadro promettente per affrontare molti mali della moderna comunicazione di massa.
Si può paragonare Mastodon e il Fediverso alla crescita del cibo biologico coltivato in modo sostenibile, trent’anni fa la gente diceva: ‘Non so di cosa parli e non so perché dovrebbe interessarmi’. E ora la gente se ne interessa.
articolo completo su noblogo, il blog federato dei devol:
Ottimo che è anche facile supportarlo. Basta usare brave, un ottimo browser tra l’altro, o un motore di ricerca. Alla portata di tutti
Però il cibo biologico è un po una fesseria. Che senso ha un miele biologico dove le api bottinano di fianco ad un’autostrada? E l’idea che i fertizilizzanti non siano biologici? L’azoto è azoto. Mi pare che il biologico sia 100% marketing. Io non abbasserei l’idea del federverso a quello che altro non è che una trovata per alzare forzatamente prezzi per il feel-good, come il KM zero, del resto. In Olanda crescono pomodori in serra che che se importati dalla Spagna costerebbero molto di meno in termini di Co2, acqua utilizzata (perché in idroponico) ed energia, perché in Olanda di pomodori fuori in quel terreno sabbioso non ne crescono.
Ricordo che in un’esposizione del corpo umano ad Amsterdam, veniva riportata una ricerca sulla felicità e la soddisfazione. In questa ricerca c’erano due gruppi di persone a cui veniva mostrato due categorie di scelte. Alle prime veniva presentato un set limitato di scelte di tre dolci tra cui sceglierne uno. Al secondo gruppo la scelta veniva lasciata fare tra due dozzine. Le persone con minor possibilità di scelta riportavano più alti livelli di soddisfazione mentre quelle con più opzioni si dicevano meno soddisfatte delle scelte fatte. La ricerca adduceva all’eccessivo peso (burden) posto sopra i volontari della ricerca con più opzioni per cui quelli con meno opzioni potevano esaurire in meno tempo la scelta consapevole di ciò che era meglio, mentre gli altri del gruppo con più opzioni avrebbero avuto meno energie da dedicare a una comparazione più approfondita.
Il Fediverso, con questo culsterfuck di possiblità da anni mi da questa impressione di sostanziale insoddisfazione per eccesso di scelte. Eppure continuo a credere che sia la via. Ma qualcuno arriverà prima o poi e farà gravitare utenze rilevanti in meno nodi. E forse avrà successo.
Le tue osservazioni sono molto interessanti, ma l’esperimento di Amsterdam serve a misurare i livelli di soddisfazione e non quelli di felicità appunto la felicità, il problema che è stato analizzato in maniera scientifica fin dall’antichità ellenistica, va sganciato da quello della soddisfazione e ricondotto a quello del “piacere”. Ebbene, il piacere non deriva solo dalla mera soddisfazione o dal semplice riscontro positivo che puoi avere a fronte di un risultato positivo che premia la tua esigenza immediata o la tua autostima; il piacere è invece l’esplorazione e la padronanza una ampia scelta di opzioni piacevoli.
Tanto più la tua cultura del piacere è sofisticata, tanto più facile è disporre di quella consapevolezza che ti consente di raggiungere la felicità.
Se le persone sono generalmente meno soddisfatte quando possono scegliere tra tre dolci rispetto a quando possono attingere da un plateau infinito di prelibatezze, non bisogna pensare che la maggiore scelta porta minore felicità. Ciò che porta minore felicità è l’incapacità di gestirla per gli ovvio, diffusi e generalizzati problemi culturali delle persone
Sostanzialmente è l’idea di riportare alla dimensione umana l’esperienza dei social e rimuovere la necessità di usare il modello economico di interazione basato sull’uso “sostenibile” dello scandalo. Il piacere facile.
Ma è nella natura umana quella di essere attratta dall’eccesso, il trashy, lo scandaloso, il pernicioso e via dicendo. Quello che al massimo il poliverso può creare è una sostanziale bolla delle esperienze che siano guidate dai desideri dell’individuo invece che da interessi economici estranei. Rimane però la sostanziale questione della sostenibilità.
edit: m’è partito l’enter
Io già uso Brave e appena saranno collezionabili donerò certamente al mastodo in cui sono iscritto. Assumendo che le blockchain permissive/nonpermissive, il rispetto della privacy, e la cultura della donazione o le “società a scopo etico” saranno fruibili come modello economico diffuso, rimango dell’idea che questo richieda una popolazione educata a priori. Questa massa enorme di concetti, al di la della fisolofia in se, richiedono una generazione cresciutaci dentro. E anche la mia generazione, nonostante parli da informatico, avrà le sue problematiche ad entrare dati questi muri così alti all’ingresso. E questo è per rispondere alla possibilità che il fediverso possa diventare mainstream… eppur si muove.